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Scuola di Psicanalisi Freudiana
Италия
Добавлен 12 июл 2017
The official RUclips channel of the School of Freudian Psychoanalysis, where you can find content on psychoanalysis from seminars, lectures or created specifically for a video broadcast.
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The SPF is a non-profit scientific association whose social object is research in the field of psychoanalysis and the training of psychoanalysts in the tradition started by Sigmund Freud.
The association was founded in 1983 on the initiative of a group of psychoanalysts and intellectuals united in the common interest of restoring to psychoanalytic experience and theory the rigour that had distinguished Freud's work in its naturalistic and rationalistic foundations.
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The SPF is a non-profit scientific association whose social object is research in the field of psychoanalysis and the training of psychoanalysts in the tradition started by Sigmund Freud.
The association was founded in 1983 on the initiative of a group of psychoanalysts and intellectuals united in the common interest of restoring to psychoanalytic experience and theory the rigour that had distinguished Freud's work in its naturalistic and rationalistic foundations.
Franco Baldini | Lévi-Strauss, l’esegeta svogliato (contrappunto imitativo)
Nel corso della lezione viene svolto un esame critico dell’interpretazione lévi-straussiana del mito dei labdacidi (stirpe di Labdaco) evidenziando le forzature, gli aspetti arbitrari e i veri e propri errori che la rendono inconsistente. Utilizzando lo stesso metodo esegetico di Lévi-Strauss si propone poi una nuova interpretazione del mito.
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METAPSYCHOLOGICA VOLUME 5 | REDAZIONALE
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Redazionale del volume 2023 della rivista Metapsychologica a cura di Silvana Dalto. Il volume è dedicato alla fame, un tema molto rilevante sia dal punto di vista biologico che da quello psicologico, e che incrocia trasversalmente svariate problematiche scientifiche ed etiche. Freud ha sempre considerato il rapporto dell’individuo con la propria fame un elemento cardine della evoluzione psichic...
Il problema dell'incesto nella psicologia della donna | Pamela Cagna
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Si affronterà un tema che, nella letteratura psicanalitica, è stato trattato molto scarsamente ma che tuttavia è cruciale per la comprensione della psicologia della donna, ossia quello dell’incesto. La speculazione freudiana sulla psicologia femminile è stata ed è largamente sottovalutata a causa del fatto che il mondo psicanalitico è rimasto vittima di una frase scritta da Freud in una lettera...
Franco Baldini | (parte2) Il problema della realtà nella metapsicologia freudiana
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Attraverso un esame approfondito dei testi freudiani relativi all’argomento, articolato in due sessioni del seminario, si porrà in luce la dimensione metapsicologica del concetto di realtà esterna e la sua rilevanza per una chiara descrizione strutturale della nosografia psicanalitica. Se ne mostrerà inoltre la pertinenza nella risoluzione di un certo numero di problemi aperti della linguistica...
Franco Baldini | (parte1) Il problema della realtà nella metapsicologia freudiana
Просмотров 2933 месяца назад
Attraverso un esame approfondito dei testi freudiani relativi all’argomento, articolato in due sessioni del seminario, si porrà in luce la dimensione metapsicologica del concetto di realtà esterna e la sua rilevanza per una chiara descrizione strutturale della nosografia psicanalitica. Se ne mostrerà inoltre la pertinenza nella risoluzione di un certo numero di problemi aperti della linguistica...
Clinica del senso. Metapsicologia e psicopatologia dell'angoscia | Edoardo Toffoletto
Просмотров 2494 месяца назад
La fenomenologia dell’angoscia e la sua scarica fisiologica non devono far dimenticare le differenti modalità o forme dell’angoscia che si iscrivono in differenti articolazioni formali del senso. Perciò l’intervento pone alcuni elementi per un’antropologia psicanalitica in dialogo con la tradizione filosofica (Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche, Heidegger) e psichiatrica (Jaspers, Borgna) ill...
L'Etica di Lacan e le principali incongruenze con la metapsicologia freudiana | Silvana Dalto
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La lezione svolge una critica di alcuni concetti ritenuti da Lacan necessari per una discussione sull’etica. In primo luogo il concetto di Cosa, che egli estrapola dalla teoria del giudizio, sviluppata da Freud per determinare i legami dello psichico inconscio con la realtà del mondo esterno: Lacan la traduce in termini heideggeriani e poi la ricuce sulla teoria della sublimazione, modificandol...
La teoria pulsionale: Freud e Lacan a confronto | Stefania Olivier
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Stefania Olivier riprende il concetto freudiano di pulsione e ne analizza le componenti - fonte, spinta, meta e oggetto - attraverso una formalizzazione vettoriale. Nell’articolo viene inoltre svolta un’analisi puntuale di diversi passi de I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi di Lacan, dalla quale emerge l’incompatibilità della teoria pulsionale lacaniana con quella freudiana e l’...
Validare, generalizzare, formalizzare | Maria Vittoria Ceschi, Franco Baldini
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Validare, generalizzare, formalizzare: il metodo d'indagine e la costruzione della teoria psicanalitica Maria Vittoria Ceschi riprende le questioni relative al metodo, dettagliate nel seminario "Sul metodo psicanalitico di controllo sperimentale delle ipotesi teoriche" specificando il perché Freud abbia optato per una configurazione siffatta e specificatamente del perché del metodo intraclinico...
Precisazioni indispensabili sulla teoria freudiana della sessualità | Pamela Cagna
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Attraverso una panoramica generale e alcune precisazioni in dettaglio, si darà conto della funzione della sessualità nel corpus teorico psicanalitico e nella comprensione di tutta una serie di fenomeni e comportamenti tipici, non solo dei nevrotici ma anche della vita psichica cosiddetta normale.intervento finale di Franco Baldini.
Freud contro Lacan | F. Baldini | Padova, 17 aprile 2024
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Attraverso l'esame dettagliato di alcuni concetti chiave della teoria freudiana e della maniera in cui Lacan li intende viene smascherata la menzogna del suo preteso "ritorno a Freud" e, con essa, dissipata l'illusione del freudo-lacanismo.
Alcune riflessioni sul significato gnoseologico della metapsicologia freudiana | Franco Baldini
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Alcune riflessioni sul significato gnoseologico della metapsicologia freudiana. Lezione inaugurale di Franco Baldini al 𝑺𝒆𝒎𝒊𝒏𝒂𝒓𝒊𝒐 𝒅𝒊 𝑭𝒆𝒏𝒐𝒎𝒆𝒏𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒂 𝒆 𝑭𝒊𝒍𝒐𝒔𝒐𝒇𝒊𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍'𝑬𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒏𝒛𝒂 all'Università degli Studi di Milano, diretto da Tommaso Mapelli e Cristiano Vidali
Sul metodo psicanalitico di controllo sperimentale delle ipotesi teoriche | Maria Vittoria Ceschi
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L'obiettivo della lezione è quello di fornire delle valutazioni di carattere epistemologico circa l’architettura e le ipotesi e regole logiche che sorreggono il metodo d’indagine freudiano. Per quanto riguarda l’architettura, si mette in evidenza come il metodo si ispiri alla Teoria dei sistemi, in particolare alla messa in sequenza logico temporale di due Black Boxes dalle caratteristiche spec...
Alcune considerazioni sul concetto di rimozione | Pamela Cagna
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In questa lezione si tratta la rimozione nelle sue parti sostanziali, iniziando da come Freud è arrivato a costruire il concetto, passando poi alla sua descrizione metapsicologica e infine osservando la rimozione all'opera in un esempio clinico.
I post-freudiani | Silvana Dalto
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La lezione parte dalla constatazione che, dopo l’enorme impresa compiuta da Freud per costruire la psicanalisi come una scienza naturale con un nucleo teorico sperimentalmente confermato e condiviso, oggi di tutto questo rimane ben poco: i più influenti autori post-freudiani sono responsabili dell’esito eclettico dello sviluppo teorico della psicanalisi. La lezione vuole portare l’attenzione in...
Sull'inconsistenza della concezione lacaniana del significante | Franco Baldini
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Perché associarsi alla SPF | Video Abstract - Franco Baldini
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Some considerations on the formal structure of metapsychology | F. Baldini, M.V. Ceschi, E. Meroni
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Understanding metapsychology with the computer paradigm | V. Hartmann Cardelle, D. Dietrich
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Lettera a Karl Abraham del 19.01.1908 | Video abstract - Sigmund Freud, presenta Annalena Guarnieri
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Dualismo pulsionale e fenomeni biologici: un parallelismo? | Video abstract - Valentino Gaffuri Riva
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Eros e pulsione di morte: una libido, due regimi | Video Abstract - Silvana Dalto
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Metapsicologia dell’interpretazione | Video Abstract - Franco Baldini
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6 - “Fenomeni di fenomeni” kantiani e modelli freudiani | Franco Baldini
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I limiti metodologici e teorici della ricerca contemporanea in psicoterapia | Maria Vittoria Ceschi
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5 - Dal “cogito” kantiano all’”Ich” freudiano | Franco Baldini
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4 - L’intelletto pulsionale | Franco Baldini
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3 - Pensieri come forze | Franco Baldini
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2 - Falsificazionismo trascendentale | Franco Baldini
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1 - Il trascendentalismo programmatico di Freud | F. Baldini
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Relazione profonda e importantissima
Da vedere
grazie, ottimi contenuti ma qualità audio...perfettibile
A caval donato non si guarda in bocca.
@@scuoladipsicanalisifreudiana Genus irritabile vatum.
Ma no. È che siamo un’associazione povera, non abbiamo grandi mezzi.
Conferenza molto interessante, che mi porta tuttavia a riflettere sul contesto politico che sottende questo tipo di interventi. Qual è il vero interesse nel giustificare, per quanto in maniera metodologica e rigorosa, la scientificità della psicoanalisi? Non è forse più opportuno riflettere su ciò che obbliga gli psicoanalisti di oggi a dover giustificare la loro pratica servendosi di una procedura scientifica che, in ogni caso, non può rendere conto della complessità della loro disciplina e del loro oggetto di studio? Cosa si rischia nel far valere la legittimità della psicoanalisi attraverso il metodo scientifico? Ma soprattutto, quali sono le ragioni che hanno fatto sì che il contesto sociale e culturale pretenda questo tipo di giustificazione? Se spostiamo lo sguardo su quelli che sono i discorsi contemporanei dominanti, ci rendiamo conto del modo in cui è l'interesse politico a muovere questo tipo di ricerca, riducendo la vérità alla conoscenza scientifica dimenticando poi di interrogare il significato, i limiti e i valori della scienza, della vérità e dei diversi tipi di esperienza. Ma allora, a chi stiamo rispondendo attraverso queste ricerche che mirano a far valere la scientificità della psicoanalisi? Da dove provengono le parole che sottendono questi tentativi? Non è forse più opportuno riflettere sugli elementi che esigono queste parole ? È forse il momento di formulare delle riflessioni che non siano aderenti a chi ha preteso la loro realizzazione? Creare uno spazio dove il controsenso sussiste, dove l'equivoco ha luogo, significa preservare quella posizione psicoanalitica privilegiata che permette l'incontro tra due soggetti. Ma pretendere dalla psicoanalisi di aderire al metodo scientifico significa ridurla al silenzio, facendola "parlare" da un luogo che non è l'incontro dei soggetti ma una forma di adeguazione che crea un dire all'interno del discorso dominante. L'interesse del discorso psicoanalitico risiede allora proprio nella sua marginalità, nella sua possibilità di decostruire il discorso dominante. Ma se gli psicoanalisti stessi cercano di ricondurlo a una forma di adeguazione, cosa resta del discorso psicoanalitico e della sua posizione particolare? Il rifiuto da parte della società non è forse un privilegio per la psicoanalisi, permettendole di agire e di parlare da una posizione che non può che essere in contraddizione con il discorso dominante per poi introdurre qualche cosa di inaspettato e imprevisibile? Come può intervenire la psicoanalisi all'interno della società in maniera trasversale senza piegarsi al linguaggio dominante che la ridurrebbe a una mera disciplina le cui conoscenze non sono più che oggetti di applicazione all'interno di un dispositivo protocollare?
@@MicheleRusso-v5t (Risponde Franco Baldini) Senta, Freud - per sua esplicita e reiterata dichiarazione - ha voluto costruire la psicanalisi come una scienza naturale. Ciò è stato contestato. Noi ci limitiamo ad evidenziare e dimostrare la validità di questa pretesa. Per noi la psicanalisi è una scienza e non un’ideologia politica.
@@scuoladipsicanalisifreudiana Siamo d'accordo sul fatto che la psicoanalisi non si riduca a un'ideologia politica e tantomeno debba essere mossa da ideologie politiche. Tuttavia, affermare che la psicoanalisi, così come qualsiasi altra disciplina, non rappresenti un impegno politico è una distrazione rispetto alle relazioni implicite tra qualsiasi teoria o disciplina e il contesto sociale e culturale che le ospita, nel quale il loro sapere agisce. Rifiutare tale impatto politico significa chiudere gli occhi di fronte alle relazioni mutuali tra la disciplina e il contesto sociale. Le ricordo che gli studi antropologici del XIX secolo seguirono protocolli rigorosamente scientifici nel distinguere e categorizzare l'essere umano nelle differenti razze. Tali studi erano considerati un fatto oggettivo, si trattava di una conoscenza scientifica. Tali studi non supportavano forse le pratiche colonialiste? Non si trattava forse di giustificare una forma di potere nel nome della scienza? Allora oggi mi pare opportuno riflettere sulle relazioni tra conoscenza e potere, scienza e politica. Nella pretesa, per quanto giustificata sia, di fare della psicoanalisi una "scienza naturale" nel nome del "padre della psicoanalisi" emerge qui un interesse che è di natura politica. Questo interesse risiede proprio nel tentativo di esprimere l'autenticità del pensiero freudiano senza prendere in conto che qualsiasi rilettura implica una forma di autenticità altra rispetto alla fonte primaria. In questo caso, le pretese di Freud non possono che essere lette in virtù delle pretese attuali che sono poi giustificate attraverso il nome di Freud. In questo stesso contesto dimentichiamo poi di interrogare il valore che la scienza e la natura acquisiscono nella loro relazione al sapere. È un errore pensare che elevando la psicoanalisi a scienza naturale questa possa sottrarsi, se non addirittura astenersi, da qualsiasi impegno politico poiché il fatto stessodi fare della psicoanalisi una scienza è un atto politico e, eventualmente, una volta acquisito lo statuto di disciplina scientifica, quest'ultimo non priverebbe la psicoanalisi del suo impegno politico. A conferma di questa mia affermazione ho presentato l'esempio dell'antropologia, ma si possono presentare innumerevoli casi in cui il metodo scientifico è oggi effettivamente applicato nella sua ridefinizione attuale e le conoscenze prodotte sono effettivamente quelle che si produrrebbero su un oggetto naturale. Eppure si può constatare che l'orientamento della ricerca è sempre guidato da interessi che fondano le loro radici nel contesto nel quale la conoscenza stessa è situata. Sottolineo qui che ogni volta che si afferma "Freud ha preteso che", "Freud ha inteso che", si fanno parlare proprio le finalità attuali attraverso il nome di Freud. È quindi interessante soffermarsi su ciò che si intende oggi per scienza naturale, eventualmente, se si è anche un po' più curiosi, si potrebbe anche parlare delle diverse temporalità che vengono a dispiegarsi ogni volta che una riflessione epistemologica viene formulata. Rimanendo sul primo punto, il termine "naturale" nasconde molti più significati culturali di quanto si è abituati a pensare, e quando un soggetto evoca tale termine si affida a delle rappresentazioni che sono esse stesse frutto della trasmissione culturale. Per concludere questa mia riflessione, vorrei evidenziare che lei risponde sottolineando il suo nome, ma il suo messaggio è scritto a nome della società psicoanalitica freudiana ("noi ci limitiamo a", "per noi la psicoanalisi è"). Non vede qui un impegno politico nel modo in cui agisce all'interno della stessa società psicoanalitica? La mia riflessione mirava proprio a far notare come l'interesse politico, il quale non si riduce all'appartenenza a un certo partito politico ma si esprime attraverso un "essere-nel-mondo", sia inevitabile in ogni produzione di sapere, sia esso letterario, scientifico, artistico o filosofico. Mi sembra evidente doversi rassegnare al fatto che qualsiasi lettura di un testo implichi una forma di traduzione, termine tra l'altro molto caro alla psicoanalisi, una traduzione che implica a sua volta l'aggiunta e la perdita, che è poi un atto di creazione, riflessione e, infine, conoscenza. Non parliamo forse di conoscenza clinica ?
Lei confonde i piani. Un conto è la disciplina che cresce seguendo dei criteri di oggettività, un conto le varie posizioni politiche degli psicanalisti. E in ogni caso, se va a vedere il sito della SPF, si renderà presto conto che, mantenendosi fedele al proposito freudiano, si è schierata decisamente contro l’establishment.
Grazie per la conferenza. Una sistematizzazione preziosa e utilissima.
Baldini tempo fa disse che il concetto di pulsione veniva frainteso con la spinta (un singolo elemento delle pulsioni). Leggendo molti testi di autori recenti ho avuto la stessa impressione
Ma Lacan è un azzeccagarbugli!!
Molto molto interessante!
Grazie perla lezione chiara e importante ! Sarà possibile vedere sul canale anche le altre lezioni del seminario ?
Certamente. Non tutte ma parecchie.
🥰👏👏👏
Grazie per l'interessantissima lezione. Specialmente l'approfondimento sul testo di Sulloway. Esiste per caso la possibilità di scaricare la versione scritta di questo intervento della dottoressa?
[risposta di Pamela Cagna] Gentilissimo Massimiliano, ringrazio Lei per il Suo interessamento. Mi mandi una mail a p.cagna@scuoladipsicanalisifreudiana.it e Le condividerò senz'altro il mio testo.
Le percezioni non avvengono a livello periferico, i nervi sono fasci di assoni
Io non ho detto questo ma che il Real-Ich è l’esito (e sottolineo l’esito) di qualcosa che avviene a livello del sistema nervoso periferico. Bisogna distinguere tra “essere avvertito” e “avvenire”. È vero che è il cervello che avverte, ma avverte qualcosa che avviene a livello dei recettori. Infatti, se tagli un nervo il cervello non avverte più niente, al massimo allucina. La percezione in quanto tale scompare. (Franco Baldini)
@@scuoladipsicanalisifreudiana Ah ok certo deafferentare un nervo ha conseguenze percettive, chiedo scusa per il malinteso
Salve vorrei esporre brevemente una riflessione nel merito. Il soggetto va sottolineato che è forcluso nella sua esistenza singolare dalla catena significante che pure lo rappresenta. Nessun significante potrà mai fissarne in modo esaustivo l'essere. È questo effettivamente il doppio statuto del soggetto lacaniano: per un verso esso si trova rappresentato da un significante per un altro significante, ma per un altro verso risulta irrappresentabile, sempre eccentrico a ogni rappresentazione significante. È ciò che il Lacan di "Sovversione del soggetti" aveva denominato come discontinuità nel reale del soggetto. Possiamo infatti moltiplicare tutte le determinazioni significanti possibili che inseriscono a un soggetto, ma non potremmo mai giungere a ridurlo né a una sola determinazione significante, né alla somma di tutte le determinazioni significanti possibili. In questo senso il soggetto è, al tempo stesso, determinato ed escluso dall'ordine simbolico. Il corpo (l'essere pulsionale del soggetto) è prodotto dall'azione del significante che svuota l'organismo vivente stesso dal godimento localizzandolo nelle zone erogene, ma è anche ciò che dall'interno eccede il piano rappresentativo del significante. Il soggetto, come abbiamo visto, è , al tempo stesso, "rappresentato" e "non rappresentato" dal significante. In questo senso Lacan pone una scissione irrecuperabile tra il significante-padrone e la sua azione rappresentativa e il corpo pulsionale del soggetto. È il discorso del padrone che mette in moto la dinamica dell'alienazione: rappresentando il soggetto lo aliena e alienandolo lo rappresenta solo in un altro significante. In merito all'asignificanza, perché non parlare di significanti di asignificanza? Come parlare di asignificanti? Non è lo stesso errore commesso fino a Hegel di voler eludere la conoscenza attraverso la conoscenza? O degli scettici di voler credere nella non-verità come propria verità?
Secondo Lacan, in un contesto determinato, i significanti per essere tali devono riferirsi gli uni agli altri, questo per poter generare significazioni. I grafemi del codex serafinianus non si riferiscono gli uni agli altri. Rappresentano un soggetto ma non sono significanti nel senso di Lacan. (Franco Baldini)
@@scuoladipsicanalisifreudianaGrazie della disponibilità, ho un altro quesito che mi si presenta alla porta allora. Se sappiamo che non si riferiscono gli uni agli altri, non generiamo comunque una significazione di non significazione? Non generiamo una catena di non-significanti e dunque significanti dei non-significanti? In che modo possiamo scindere il dato empirico della loro "non significanza" reciproca dal discorso che facciamo su di essi che gli attribuisce un posto comunque nella catena significante? Non gli diamo la possibilità in questo modo di andare a costituire all'interno dell'ordine simbolico che significhino il loro non essere significanti tra loro? Voglio dire se è il soggetto attraverso la comprensione della logica con cui sono scritti dei grafemi normalmente a dargli una provenienza significante e ad attribuirla ad un altro soggetto, non può fare lo stesso anche non comprendendone la logica, oppure anche accettando che non ve ne sia una e dunque creare una nuova categoria di possibile significanza?Chiedo tutto con la massima umiltà e apertura all'ascolto, essendo un semplice appassionato
Allora. I grafemi serafiniani sono solo giustapposti ma non correlati. Anche per Lacan i grafemi, per essere considerati significanti, devono essere inseriti in un sistema (tipo una lingua) che ne consenta lo specificarsi (vedere i primi seminari). Non è così per i grafemi serafiniani i quali non sono inseriti in alcun sistema. Detto con tutto il rispetto, lei sta cercando di costruire qualcosa di autocontraddittorio come l’alcoolista astemio o il cattolico ateo. Capisco la sua devozione a Lacan ma forse non è il caso di spingersi fino a questi punti.
Nel "Problema economico del masochismo" (Freud, 1924) leggo: "il principio del nirvana (e il principio di piacere che con esso si identificherebbe) sarebbe interamente al servizio delle pulsioni di morte miranti a ricondurre l'irrequietezza vitale alla stabilità dello stato inorganico e avrebbe la funzione di preservare l'organismo dalle pretese delle pulsioni di vita (o libido), che mirano a disturbare il corso dell'esistenza così com'è. (1924, p. 6-7). Invece intorno a 1:04:05 della conferenza ho sentito che il principio di piacere è a servizio di Eros mentre il principio del Nirvana è a servizio di Thanatos "per esplicita dichiarazione di Freud". E' possibile avere un riferimento bibliografico di quanto viene detto da Franco Baldini?
(Risponde Franco Baldini) Gentile Massimiliano, la referenza si trova ne “Il problema economico del masochismo”, che è nel vol X delle Opere di Freud, tra p. 5 e p. 7. La frase specifica è la seguente, a fine della pag 6 e inizio pag 7: “Siamo così giunti a una piccola ma interessante serie di connessioni: il principio del nirvana esprime la tendenza della pulsione di morte, il principio di piacere rappresenta le pretese della libido (…).” Le ricordo che la libido è l’energia di Eros. Cordialità, Franco Baldini.
@@scuoladipsicanalisifreudiana grazie mille!
@@massimilianodibacco7933 Di nulla, è dovere. Se dovesse avere altre perplessità mi scriva tranquillamente.
Brutta notizia: non sei nemmeno uno scienziato.
Dash Kappei: un ragazzo di 15 anni che frequenta il primo anno del liceo Seirin. Ha i capelli neri e gli occhi castani ed è incredibilmente basso, ma eccelle in ogni tipo di sport, e infatti si considera "il numero uno della scuola". Gli piace essere al centro dell'attenzione, soprattutto quando è ammirato dalle ragazze. La sua passione sono le mutandine bianche, per lui "simbolo di purezza". A causa del suo comportamento indisciplinato e da pervertito, viene immancabilmente picchiato e rimproverato, anche dai professori.
👏👏👏
Per Lacan il soggetto è un significante, e l'altro pure, se non si afferra questo è ovvio che tutto il discorso di Lacan è assurdo. Questo non vuol dire che bisogna essere d accordo con Lacan, anche perché Lacan conosceva solo la semiotica saussuriana. La semiotica peirciana invece include il soggetto interpretante della semiosi su un piano pragmatico, per cui il significante ( rapresentamen) è sempre "per qualcuno sotto certi aspetti e capacità" (Peirce).
Mi dispiace, ma non è il senso che il termine ha nell’esempio lacaniano da me citato. È chiaro che quello supposto al testo geroglifico è uno scrivente, e i significanti non scrivono; allo stesso modo il “vous” a cui Lacan si rivolge è un lettore, e i significanti non leggono. Ergo, il soggetto cui si riferisce Lacan nell’esempio non può essere un significante. Se non si afferra questo non si è capito l’esempio di Lacan. E in ogni caso Lacan conosceva anche la semiotica peirceana, dato che nei suoi seminari parla ripetutamente di Peirce e della sua definizione del segno. E comunque per Lacan il soggetto NON È un significante, bensì ciò che un significante rappresenta per un altro significante, secondo la sua celebre definizione.
Grazie per la risposta... lo so che la colpa è del narcisismo di Lacan, però la confusione che fa è che per lui il soggetto è un significante, in quanto il 'parlessere' è un soggetto, secondo lui del tutto immaginario, che si costruisce nelle immaginazioni che ci si fa dell'altro, e nello specchio dell'altro. Del resto nella semiologia saussussuriana il soggetto empirico resta fuori dalsuo campo disciplinare segnico. Lacan allora si fissa su questo assunto fino alle estreme e assurde conseguenze, tuttavia il suo discorso, per quantoconfuso resta coerente,relativamente alla semiotica di Saussure. Il soggetto è solo un significante , quello che si creda di essere o che crediamo sia è un fatto che trascende il registro del reale, diventando immaginario e altri livelli, nel nome e a livello del 'nome del padre'diventa 'simbolico'.@@scuoladipsicanalisifreudiana
@@PierPietroBrunelli Lei dimentica che per lacan il soggetto dell’enunciazione è irriducibile al soggetto dell’enunciato (qu’on dise reste oublié…). E comunque Lacan dice tante cose, spesso le une in contraddizione con le altre. Quello che io ho fatto è prendere in considerazione la spiegazione di lacan della sua definizione di soggetto e di notare che lì egli parla di qualcuno che scopre, non di un significante perché i significanti non scoprono niente, il quale poi suppone uno scrivente, e ancora i significanti non scrivono. Sicché la sua definizione, così esemplificata, È SBAGLIATA. Anche per la ragione che non basta che dei grafemi siano in fila per farne dei significanti, come il codex serafinianus dimostra. Inutile girarci intorno con riferimenti generici quando i miei sono altamente specifici.
@@scuoladipsicanalisifreudiana Io non intendevo girare intorno a niente... la ringrazio per il suo intervento che ho molto apprezzato. Io però ho espresso un'osservazione con riferimenti specifici, per quanto in una estrema sintesi, data anche dal mezzo che usiamo. In questa sintesi ho condiviso con lei la sua giusta critica al confusionario impianto teorico ed espositivo di Lacan, cosa peraltro da molti condivisa. Ho cercato tuttavia di far osservare soltanto perché Lacan nei suoi estremismi e paradossi riduce il soggetto a significante, fino quasi all'assurdo di una sorta di inesistenza ontologica del soggetto. Per lui il soggetto è un 'parlessere' fino al punto che l'essere sarebbe solo un dato illusorio e semmai speculativo... Per quanto attiene al soggetto dell'enunciazione, inteso come soggetto dell'atto linguistico, mi pare che in effetti non possa essere riducibile al soggetto dell'enunciato, se non come limitato effetto di embrayage (Greimas). Sul fatto che certi testi verbovisivi siano asignificanti si potrebbe osservare che in termini di "opera aperta"(Eco) si tratta pur sempre di segni dai quali trarre significazioni sub specie 'inferenza', tanto è vero che ne stiamo parlando dandogli un qualche significato di asignificanza (fino a prova contraria). Anche gli alchimisti producevano simboli asignificanti con lo scopo di suscitare interpretazioni indipendentemente dal fatto che possano essere validate da una semantica 'vero-condizionale'. Per quanto concerne i segni della percezione, va considerato che per Peirce l'oggetto è comunque semiotizzato, quindi l'oggetto sin dal momento percettivo è segno (dapprima come oggetto dinamico - diciamo la cosa in sé - e poi come 'oggetto mediato' percepito). Questo tuttavia rende ancora più evidente la consistenza pragmatica della soggettività dell'interprete, sebbene Lacan si ostini nella sua paradossale negazione del soggetto, se non come illusorietà di un significante indecifrabile. Egli in effetti pretende che la Psicologia diventi una semiotica strutturalista, saussuriama e hyemsleviana, la quale per definire i suoi limiti di campo elimina il soggetto se non come oggetto linguistico (del resto Lacan non conosceva Peirce). Ancora grazie per il suo magistrale intervento che ci dà la possibilità di studiare e partecipare, intorno a materie di elevatissima complessità teoretica ed epistemologica (perciò purtroppo suscettibili di equivoco, e quindi di chiarimenti e integrazioni critiche).
@@PierPietroBrunelli Senta, non è vero che Lacan riduce il soggetto a significante. Dice anzi che per un certo aspetto il soggetto vi è irriducibile. Per questa ragione, tra altre, egli sancisce l’irriducibilità del soggetto dell’enunciazione al soggetto dell’enunciato. Lei semplicemente non ha compreso questo aspetto.
Ma perché questa tortura fonetica! Chi si occupa del suono nel montaggio del video? È quasi inascoltabile! È un vero peccato!
un aspetto a mio avviso problematico della suggestione è che può innescare si un peggioramento dei sintomi e una reazione terapeutica negativa ma anche una regressione che rende l'analizzando potenzialmente meno funzionale nella vita quotidiana. per questo sarei cauto a invitare in maniera indiscriminata qualsiasi paziente a sdraiarsi sul lettino, in certi casi è preferibile il rapporto "simmetrico" e "adulto" del faccia-a-faccia rinunciando alla suggestione?
Veramente grumbaum dice che gli effetti sono dovuti a suggestione o per lo meno non si distingue tra suggestione e verita e secondo che la teoria dello sviluppo non si può fare a ritroso dal racconto di adulti
Si, ma il punto è che il soggetto è un significante per Lacan, quindi è coerente dire che il geroglifici, ad es, pur rappresentando un soggetti, si relazione al significante di un soggetto, ma mai al soggetto in sé, i quanto lacanianamente il soggetto è definito dal significato che si dà all' altro in wuanto significante non in quanto soggetto.
No, per Lacan il soggetto non è un significante ma è rappresentato da un significante: è una cosa ben diversa. Il resto del suo commento è grammaticalmente incomprensibile.
Mnnn/jkoo99😊
Non sono d'accordo sulla sua critica al concetto lacaniano di soggetto supposto sapere. Certo, l'analizzante riconosce l'analista come un professionista che ha studiato e che quindi ha un sapere, una tecnica, un'esperienza ecc... ma non è sulla formazione dell'analista che si gioca la supposizione di cui parla Lacan. Infatti l'analizzante non riconosce (perché non ne ha modo) bensì suppone che l'analista abbia il sapere che risponda ai perché che lui stesso si pone. Per Lacan l'analizzante riconosce che l'analista si è formato ma suppone che la sua formazione gli conferisca il sapere che l'analizzante cerca. Confermo anche qui che Lacan non è freudiano perché il concetto di soggetto supposto sapere è incompatibile con la teoria freudiana dato che questa ritiene che l'analista abbia il sapere, e il sapere - in brutale sintesi - è l'Edipo. Lacan, con la sua solita confusione, si incastra tra le sue riflessioni (in questo caso brillanti) e la sua ossessione di dirsi freudiano. A mio avviso nel modello lacaniano, nonostante Lacan insista tanto sull'Edipo (non a caso però negli anni 70 assume un posto marginale), la struttura edipica non può essere considerata la verità del soggetto, e Lacan non propone una verità alternativa, semplicemente ritiene che l'inconscio non sia deposito di una verità originaria che determina i sintomi del soggetto, per questo tale verità "risolutiva" è solamente supposta dall'analizzante e l'analista lacaniano non si pone mai nella posizione di sapere, infatti non fa costruzioni. Tutto ciò conferma come Lacan NON fosse freudiano e apre sicuramente al problema della concezione dell'inconscio (anche qui radicalmente diversa da quella freudiana), ma dati questi assunti giustifica la concettualizzazione del soggetto supposto sapere.
Nella mia lezione sono già contenute le risposte al suo quesito. (Franco Baldini)
@@scuoladipsicanalisifreudiana Non trovo le risposte che dice. L'analizzante vuole e non vuole sapere, su questo è diviso. Vuole sapere nel senso che si interroga su di sé ma non vuole sapere perché la "verità brucia" come lei ricorda con Cupido. Ma è proprio per questo che l'analista, per Lacan e non per Freud, è il primo a doversi posizionare nella posizione di colui che è supposto sapere e non di colui che sa. Se l'analista si mettesse nella posizione di colui che sa l'analizzante gli respingerebbe tutto il suo sapere proprio perché non vuole saperne nulla. Ciò che l'analista lacaniano fa non è dare il suo sapere ma indicare che c'è altro da sapere, da qui lo sviluppo del transfert direi vero e proprio per come lo intende Lacan, ma è un altro discorso. Se come dice lei l'analista è "saputo non sapere" per quale motivo allora l'analizzante dovrebbe spendere soldi e tempo da lui? Certo che all'inizio l'analizzante sa che l'analista non sa, mica è un mago, ma fin da subito suppone che col tempo l'analista possa dargli il sapere che pensa di voler sapere e che ancora non sa di non voler sapere.
@@simonegagliardi5857 come ho detto nella lezione, la supposizione di sapere è un tranello in cui l’analista è bene che non cada. È il “tu lo sai già quindi è inutile che te lo dica” mediante il quale si manifesta la resistenza da transfert. Trovo imbarazzante che un analista eriga una modalità della resistenza addirittura a pilastro portante della relazione transferenziale.
@@scuoladipsicanalisifreudiana tutto il contrario, il sapere supposto non è quello che l'analizzante ritiene di sapere ma quello che ritiene di non sapere "tu insisti a indicare che c'è altro che non so".
@@simonegagliardi5857 Allora: l’analizzante riconosce all’analista il sapere dovuto alla sua formazione, e pensa, peraltro giustamente, che mediante questi strumenti egli possa venire a conoscere ciò che ha rimosso, se solo gliene offre i mezzi. Questi mezzi sono il materiale associativo. Il paziente non è scemo, sa benissimo che all’inizio l’analista non sa un tubo di lui e preserva, a volte a lungo, l’ignoranza dell’analista su tutta una serie di questioni. In ogni caso non è su questo che si impernia il transfert ma sui falsi nessi che si instaurano. Che ci sia altro da sapere il paziente lo sa benissimo, non ha bisogno che l’analista glielo dica. Direi che è addirittura per quello che va in analisi. Ma spesso pensa di non essere pronto per venire a saperlo, quindi non si scopre troppo, facendo conto non sul sapere dell’analista ma sulla sua ignoranza. In ogni momento l’analizzante sa di detenere le chiavi del sapere che lo concerne. È per questo che può tacere certe associazioni o addirittura nascondere certi particolari. Non pensa affatto che l’analista sappia già quello che lui stesso ha rimosso, altrimenti - come ho detto - o cadrebbero istantaneamente le sue resistenze o abbandonerebbe l’analisi seduta stante. Il resto, se mi permette, sono leggende metropolitane. Glielo dice uno di formazione lacaniana con alle spalle oltre 45 anni di pratica.
Lieto di trovarla qui👍🙏💫👊👊
Almeno su questo punto Lacan ha davvero seguito Freud. In varianti della cura tipo del 1955 Lacan afferma che l'analisi si fonderebbe su una mutazione della domanda dell'analizzante da domanda di cura a domanda di sapere e che la guarigione sarebbe in sovrappiù, un effetto collaterale dell'analisi.
Anche su questo punto, non quanto credono i benpensanti. (Franco Baldini)
@@scuoladipsicanalisifreudiana quel che credono i benpensanti non lo so, quel che ha scritto Lacan è lì da leggere, e in questo caso - stranamente - Lacan è chiaro e riporta ciò che ho detto.
@@simonegagliardi5857 Questo è certo, ma per Freud la verità è soltanto un mezzo per la riconquista della libertà del soggetti che la rimozione aveva ridotto radicalmente. “Je ne parle jamais de la liberté”, ricorda? È un po’ grave per un sedicente freudiano, non le pare?
@@scuoladipsicanalisifreudiana Io sono in formazione proprio in una scuola lacaniana, ma nonostante ciò non mi metto a elencarle tutte le mie critiche a Lacan e a molti lacaniani perché se no non finisco più, mi limito a confermare che il definirsi freudiano di Lacan è per molti versi incoerente. Tuttavia, perlomeno sulla questione della distinzione tra analisi e psicoterapia, Lacan e alcuni sviluppi lacaniani si sono rivelati essere sul pezzo. Poi certo, questo non giustifica affatto l'autoproclamazione di freudiano di Lacan perché le differenze sono radicali, non da ultima il differente statuto dato al sapere e alla conoscenza che in Lacan, soprattutto nell'ultima parte della sua vita, era tutt'altro che lo scopo dell'analisi e la via per la libertà (questo punto, che non è freudiano, lo trovo non banale ma chiudo qua con le mie opinioni). Andrò avanti a vedere i suoi video che sto trovando molto lucidi e stimolanti, un caro saluto. Simone Gagliardi
@@simonegagliardi5857 La ringrazio dell’apprezzamento. Dai seminari che ho tratto un libro in cui ci sono anche sviluppi non presenti nei video. Se le interessa si intitola “Transfert. Sette lezioni sulla teoria freudiana del trattamento psicanalitico” ed è edito da Mimesis.
«I lacaniani sono i terrapiattisti della psicoanalisi» troppo forte il prof
Ho molto apprezzato il ripasso di F. e il rigore nel sottolineare quanto scientifico sia il metodo che si basa sul proporre il nesso tra due associazioni attuali. Purtroppo però, non so se volutamente, questo discorso cancella la realtà delle identificazioni proiettive, laddove spesso i pazienti più che proporre associazioni fanno sentire il terapeuta in un certo modo, lì si deve fare inevitabilmente ricorso a quello che si sente. La bravura sta proprio nel coniugare il lavoro scientifico freudiano con l'artigianato del sentire e proporre le proprie emozioni. D'accordo che Ferro ha dimenticato Freud, forse rimosso, ma qualche cosa ha insegnato su questo lavoro di artigianato che è necessario, se non vogliamo sembrare dei rigidi tronchi coi nostri pazienti.
(Risponde F. Baldini) Semplicemente perché credo che quello di identificazione proiettiva sia un concetto mal costruito che confonde le cose invece di chiarirle. I pazienti non “fanno sentire” proprio niente: il controtransfert è interamente farina del sacco dell’analista. Ho scritto delle cosette in proposito.
@@scuoladipsicanalisifreudiana dove posso reperirle? Per approfondire
Sei stato coraggioso, grazie
La pulsione di morte e' la volonta' ferma di voler mostrare valore per meritarsi compagnia femminile. Non sono matto, sono logico e sapiente.
Vi è stato un confronto pubblico tra queste posizioni di F. Baldini con altri esponenti ad esempio con A.Ferro? Solo per citarne uno ? Sarebbe interessante avviare un confronto in tal senso che del resto sarebbe in linea con uno dei principi fondanti epistemologici porre in dialettica tesi diverse .
Lo organizzi, sarò lieto di partecipare. (F. Baldini)
Gentile Dr. F.Baldini se pur sarebbe interessante , non ho questa forza organizzativa per farlo . Nutro un interesse per gli argomenti trattati e se pur non posseggo la profondità conoscitiva di Voi addetti ai lavori , per me sarebbe auspicabile assistere ad uno scambio pubblico sulle diverse tesi. Una domanda : la sua impostazione è in linea con quella di Andrè Green ? Concludo che al di là delle diverse impostazioni , ritengo necessario tenere vivo il notevole contributo di S. Freud , sempre esposto a polemiche con l'aggravante che molti detrattori , immagino (ipotizzo su base intuitiva , infatti non sono un esperto ) che abbiano una conoscenza superficiale. Grazie per la sua divulgazione, per me formativa . Cordiali saluti. P.S. Potrei inviare una richiesta al Dr. Ferro ( che personalmente non conosco ) oppure ad altri psicoanalisti come ad esempio Bolognini, Recalcati , Civitarese, ecc. per sondare la loro disponibilità allo scambio... chissà.... "tentare non nuoce".
@@gaetanomarcospagnolo9277 come crede
La veritá é nella semplicitá: la psicanalisi é una terapia spaventosamente inefficiente. Punto.
Evidentemente lei non ha ascoltato la lezione.
@@scuoladipsicanalisifreudiana il Suo é un commento illogico, non esiste modo di confutare la mia asserzione di cui sopra.
@@doctortubes1 Non sia ridicolo e si informi, ma non su Wikipedia.
@@scuoladipsicanalisifreudiana lei suppone male. E non ha argomenti fattuali da opporre. Come tanti X sui social.
@@doctortubes1 quanto ad argomenti fattuali non si spreca neppure lei! 😂
Audio pessimo. Difficile seguire.
Bravissima!
In che senso oggi il sesso si può fare ma non si può sapere? Ve lo fate un giro su tiktok? È pieno zeppo di gente che dice cosa fa e cosa vuole fare
Direi che tiktok non sia proprio l’emblema dell’osservazione scientifica. Il senso del “non si può sapere” si concentra nell’erotica che dovrebbe dare significato all’atto sessuale ma che oggi non ha più nessun posto nella sessualità. Si fa qualcosa che però non si può conoscere
Uno dei problemi di questa relazione è che si dà per scontato che la suggestione sia qualcosa di negativo in contrapposizione a una cosa positiva come la conoscenza . Questo è semplicemente detto e non argomentato . Oltre a esserci modelli di psicoterapia come l'ipnosi ericksonjana o la terapia strategica ecc dichiaratamente affermativi della potenza della suggestione sia come causa della patologia sia come causa della cura, a livello filosofico grumbaum ha invece dimostrato che la psicoanalisi non sfugge ma al contrario fa della suggestione parte integrante e fondamentale del trattamento checché ne dica Freud o i successivi analisti. Ovviamente non è un argomento valido dire la psicoanalisi non è suggestiva perché Freud diceva che la psicoanalisi non è suggestiva. Sono invece d'accordo con l'errore del mettere il trattamento sotto l'ambito sanitario sempre sostenuto e sulla falsa dicotomia tra ricerca da una parte e clinica dall'altra
Freud diceva anche che le costruzioni vanno sempre demolite ed è difficile non vedere l'uso di questa controsuggestione proprio per discriminare la suggestione dalla verità. Qua è più che ben argomentato: Nuove considerazioni sul metodo psicanalitico freudiano e in generale sull’architettura empirico-razionale della metapsicologia, in Metapsychologica - Rivista di psicanalisi freudiana, no.1 (2020), pp. 5-38. Freud’s line of reasoning: a note about epistemic and clinical inconsistency of Grünbaum’s argument pretending to confute Freud’s therapeutic approach, with reference to the thesis of Stengers on psychoanalysis, in Adolf Grünbaum: a critical analysis, Gertrudis Van de Vijver ed., Psychoanalytische Perspektieven n. 32-33, 1998, Ghent University. La suggestione è negativa per il semplice fatto che è instabile, non è un giudizio morale. Se ho attacchi d'ansia e vado a farmi leggere le carte dalla zingara e questo dicono che sarò felice per sempre dubito che gli attacchi d'ansia scompariranno vita natal durante, a meno che dopo un periodo di tempo relativamente breve non torni dalla zingara a farmi dire la stessa cosa.
Buongiorno, Grazie per il suo commento, cerco di rispondere alle sue obiezioni per punti: 1. OBIEZIONE: “si dà per scontato che la suggestione sia qualcosa di negativo in contrapposizione a una cosa positiva come la conoscenza” RISPOSTA: Nella relazione non si dice che la suggestione sia qualcosa di negativo, si dice che sia problematica per la scientificità, allo stesso identico modo per cui l’effetto placebo per la medicina o per la farmacologia è un qualcosa da eliminare per valutare l’effetto della terapia. 2. OBIEZIONE: “Oltre a esserci modelli di psicoterapia come l'ipnosi ericksonjana o la terapia strategica ecc dichiaratamente affermativi della potenza della suggestione” RISPOSTA: Certamente la suggestione ha un forte potere, questo è detto nella relazione e in effetti sta proprio qui il problema della ricerca in psicoterapia: l’indistinguibilità tra effetti suggestivi e quelli specifici del trattamento. 3. OBIEZIONE: “a livello filosofico grumbaum ha invece dimostrato che la psicoanalisi non sfugge ma al contrario fa della suggestione parte integrante e fondamentale del trattamento checché ne dica Freud o i successivi analisti.” RISPOSTA: Grünbaum ha sostenuto ma non dimostrato ciò, basandosi su una lettura superficiale del pensiero freudiano. Al contrario Baldini ha dimostrato come la psicanalisi sia falsificabile illustrando dettagliatamente il suo metodo di indagine e controllo (cfr. Baldini, F. Nuove considerazioni sul metodo psicanalitico freudiano e in generale sull’architettura empirico-razionale della metapsicologia, in Metapsychologica - Rivista di psicanalisi freudiana, no.1 (2020), pp. 5-38. E anche Ceschi M.V. Riflessioni epistemologiche su alcuni aspetti del metodo freudiano, in Metapsychologica - Rivista di psicanalisi freudiana, no.1 (2020), pp. 39-72) 4. OBIEZIONE: “Ovviamente non è un argomento valido dire la psicoanalisi non è suggestiva perché Freud diceva che la psicoanalisi non è suggestiva.” RISPOSTA: Freud non lo dice e basta, lo argomenta e dimostra, cfr. risposta e riferimenti bibliografici precedenti. In aggiunta, bisogna distingurere ciò che è metodo dalla pratica specifica di ogni singolo analista. Come per tutte le altre professioni, ci sarà l’analista bravo e quello meno bravo che non problematizzerà la suggestione. Ma questa questione sta su un altro piano, che è personale e specificatamente relativo alla preparazione intellettuale ed etica dell’analista. 5. “Sono invece d'accordo con l'errore del mettere il trattamento sotto l'ambito sanitario sempre sostenuto e sulla falsa dicotomia tra ricerca da una parte e clinica dall'altra” RISPOSTA: Se è d’accordo su ciò, allora non si spiegano le sue obiezioni precedenti relative alla suggestione.
@@mariavittoriaceschi3366 mi scusi ma c'è grande confusione. una delle tante è che lo stesso Grumbaum dice che la psicoanalisi è falsificabile, criticando Popper. un'altra è ritenere che la suggestione sia come scritto sopra la zingara che ti fa le carte o per traslazione il terapeuta che ti dice sei felice o simile e tu sei come il terapeuta ti dice. quelle cose non c'entrano nulla col concetto di suggestione che vedo che non è nemmeno compreso ab ogine. eventualmente risponderò meglio anche se poi non credo sia questa la sede
Un po’ noioso.
relazione di altissimo livello, complimenti! finalmente qualcuno che si cimenta con l'epistemologia della psicoterapia
Grazie mille!
La scienza naturale di riferimento, dal punto di vista epistemologico, dovrebbe essere l'evoluzionismo darwiniano, non la fisica. L'origine delle specie di Darwin è una grande lezione di metodo per le scienze non deduttive. Inoltre, per liquidare le cd. neuroscienze nella loro versione più ingenua e materialistica, basterebbe considerare il caso della signora francese, perfettamente integrata nella società, con QI 84, quasi del tutto priva di materia cerebrale. Il metodo più adatto per la psicanalisi e le scienze psicologiche in generale è l'abduzione di Peirce.
Ma cosa dice? La libido è una forma di energia, le pulsioni sono forze. Questa è fisica. Non dovrebbe parlare di cose che eviddntemente non conosce.
Per quanto riguarda l’abduzione, è un sillogismo non un metodo di indagine.
Davvero un intervento denso di possibilità di riflessioni sul significato della psicanalisi. Grazie.
Alla psicanalisi si applica bene l'abduzione di Peirce (poi rielaborata ulteriormente).
L’abduzione è un sillogismo, non si rielabora.
Buongiorno Professor Baldini, la mia curiosità personale per la materia e la mia poca e confusa conoscenza di essa, mi ha portata ad ascoltare questa illumunante lezione, è stata, per me, un grande arricchimento. Grazie
Il modello della Psicanalisi come scienza dovrebbe essere Darwin e la sua Origine delle Specie (non mi riferisco al contenuto ma al metodo). Essenzialmente, metodi induttivo e abduttivo (Peirce). Inoltre, la teoreticità dell'osservazione, cioè l'interferenza dell'osservatore, non può essere eliminata ma solamente individuata e circoscritta. L'ideale di oggettività è superato dall'epistemologia contemporanea, è un'ingenuità ormai.
Risponde Franco Baldini: “Lei non sa di cosa parla”.
Quindi butterebbe tutto il lavoro di mark solms?
Tutt’altro. Dico solo che tentare di ridurre la psicanalisi non la fonda.
Pensate che bello questi concetti pubblicati in un libro che puoi trovare nelle varie librerie con più alta distribuzione tipo mondadori invece di quelle troiate di recalcati che fa sempre meno lo psicanalista e più il teologo (va beh che essendo lacaniano recalcati NON è psicanalista) in modo che arrivi a tante persone e che la comunità psicanalitica smetta di fare finta che Baldini non dica niente
Risponde Franco Baldini:”Per conseguire risultati concreti servono anche aiuti materiali, non solo chiacchiere.”
Felice di ritrovala, grande prof. Baldini!
👏👏👏
Non esiste "la scienza" ma vi è una distinzione di base fra scienze assiomatico deduttive e scienze "storiche" basate sull'induzione e l'abduzione. Ne è un esempio L'evoluzione delle specie di Darwin. "Dietro" Freud c'è Darwin, da un punto di vista del metodo scientifico.
Sarebbe meglio che lei studiasse un po’ di più.
...ma come si fa... ma perche parlare cosi...Grotstein, Ogden e mi fermo qui...citano Antonino Ferro in tutti i loro libri...
Perfettamente d'accordo. Non mi dilungo oltre perche' sarebbero parole al vento.
Che scandalo, signora mia, non c’è più religione! (F. Baldini)
Grazie mille per la condivisione di questi importantissimi contenuti
Per quanto non sia d'accordo su alcune posizioni di Baldini bisogna ammettere che conosce Freud profondamente e lo seguo con grande attenzione. Vorrei sapere se c'è stato un seguito alle obiezioni mossegli da Migone riguardo alla psicanalisi come terapia o ricerca della verità. In quell'articolo Migone cita un passaggio di Freud: "E' un concetto da lungo tempo superato e derivante da apparenze superficiali, quello secondo il quale l'ammalato soffrirebbe per una specie d'insipienza, per cui, se si elimina questa insipienza fornendogli informazioni (sulla connessione causale della sua malattia con la vita da lui trascorsa, sulle esperienze della sua infanzia, e così via) egli dovrebbe guarire. Non è un tale "non sapere" per se stesso il fattore patogeno, ma la radice di questo "non sapere" nelle resistenze interne del malato, le quali in un primo tempo hanno provocato il "non sapere" e ora fanno in modo che esso permanga. Il compito della terapia sta nel combattere queste resistenze. La comunicazione di quanto l'ammalato non sa perché lo ha rimosso, è soltanto uno dei preliminari necessari alla terapia. Se la conoscenza dell'inconscio fosse tanto importante per il paziente quanto ritiene chi è inesperto di psicoanalisi, basterebbe per la guarigione che l'ammalato ascoltasse delle lezioni o leggesse dei libri. Ma tali misure hanno sui sintomi della malattia nervosa la stessa influenza che la distribuzione di liste di vivande in tempo di carestia può avere sulla fame (S. Freud, Psicoanalisi "selvaggia", 1910. Freud Opere, 6: 325-331. Torino: Boringhieri, 1974, p. 329)".
In questa frase Freud distingue la conoscenza effettiva dall’istruzione e spiega che non è con la semplice istruzione che si consegue la conoscenza: niente a che vedere con la psicoterapia come è oggi intesa in Italia. Le resistenze di cui parla qui non sono resistenze a guarire ma a conoscere sé stessi. Se si procura il terzo numero di Metapsychologica e legge la mia intervista vedrà che riprendo ampiamente questo brano di Freud. Per conoscere il mio pensiero bisogna leggermi o ascoltarmi. (Risposta di Franco Baldini)
@@scuoladipsicanalisifreudiana grazie della risposta
Invece di “istruzione” avrei fatto meglio a usare la parola “indottrinamento”. (Post Scriptum di Franco Baldini)