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Beh, dipende anche dal tipo di counseling. Perché esiste quello psicologico e quello filosofico (di cui mi occupo io). Per quanto riguarda quest’ultimo diciamo in estrema sintesi che si occupa di guidare i consultanti nella ricerca di sè, dei propri valori e della propria visione del mondo partendo da qualche assunto fondamentale: 1. Anche i disagi sono da considerarsi normali e non malattie da curare. 2. Tutti hanno già dentro di sé le risorse per realizzarsi, superare le difficoltà ed essere felici. Sta solo nello scoprire e tirarle fuori. L’approccio è perciò filosofico e non psicologico (il counselor agisce in modo maieutico come faceva Socrate, per capirci: non dà consigli, risposte, non si appella a teorie…).

Esatto! Per questo sono due relazioni di aiuto che si compensano e si completano. Ma a seconda del problema che devi affrontare, meglio la filosofia per i temi esistenziali (perché non vuole curare ma farti riflettere e guidarti) e la psicologia per disturbi più complessi.

@@vaniapanizza quindi un couns. filosof. potrebbe guidare uno a riacquistare la sua autostima senza invadere il campo medico, mediante l approccio filosofico poiche non è patologia e non si serve di strumenti psicologici..giusto?

Grazie ☺️